Illich, la descolarizzazione della società

IvanIllich

“Trascrivendo i ricordi di una “conversazione a tavola” con Ivan Illich, Samar Farage, suo amico e collaboratore, parla di un tema fondamentale nella vita, nel pensiero e negli scritti di Ivan Illich: come nutrire e coltivare il terreno per l’amicizia come pure la capacità di confrontarsi l’un l’altro in un mutuo impegno per la verità. Illich descrisse la sua vita come un pellegrinaggio assieme ad amici. Egli si chiedeva: “Come posso io vivere in un mondo nel quale sono nato, il mondo in cui sperimento sempre più di essere come racchiuso in una specie di prigione? Come posso essere onesto con tutti quelli che stanno davanti a me? Come posso mantenere uno spazio aperto quando mi trovo in faccia e sotto lo sguardo dell’altro mentre l’altro si scopre di fronte a me e nel mio sguardo?” Alla luce di questi interrogativi la sua critica della modernità e della tecnologia raggiunge una nuova coerenza e chiarezza: il dono e la sorpresa costituiti dall’altro possono solo apparire quando questo spazio è aperto. L’immediatezza, l’intimità e la libertà dell’incontro con l’altro è ostacolata e anche resa impossibile da ciò che egli definì una volta come strumenti non-conviviali: per esempio dalle scuole che confezionano l’apprendimento e che selezionano la gente; dalle diagnosi che prevengono l’arte di curare e soffrire; dalle professioni che determinano i bisogni dei loro clienti; dagli schermi che separano il “te” da “me”.

La critica di Illich delle scuole, delle università e delle istituzioni fu dunque una critica del loro potere di distruggere la nostra capacità di vivere dignitosamente l’uno con l’altro. Egli contrappose la “ricerca o scienza per la gente” condotta nelle università alla “scienza della gente”. Tale ricerca, condotta da soli o in piccoli gruppi, ha un’attinenza diretta con chi vi si è impegnato. Essa consente la conversazione amichevole e conviviale. Egli la definì: “conversazione attorno alla tavola” poiché cosa vi è meglio di una tavola per consentire agli ospiti e all’ospitante di sedersi generosamente uno di fronte all’altro in una ricerca comune? La tavola rappresentava per Illich un’occasione per l’incontro di amici impegnati in serie ricerche su temi che hanno un’influenza diretta su come vivere, sull’impegno quotidiano, sulle pratiche “garbate e gioiose” nei diversi campi di intervento sociale. Si trattava di una ricerca filosofica in compagnia di amici che implicava una critica di ogni cosa che rendeva la vita non-filosofica, di ogni cosa che come diceva Illich “castra e sterilizza il cuore e indebolisce le sensibilità etiche”. L’amicizia per Illich era una pratica permanente che coltivava una credibilità reciproca, il rispetto, l’impegno”.

brano tratto da https://it.wikipedia.org/wiki/Ivan_Illich

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Pubblicato da Marica Costigliolo

"I leave a white and turbid wake; pale waters, paler cheeks, where' er I sail. The envious billows sidelong swell to whelm my track; let them; but first, I pass." H. Melville

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