Leggo molte pagine della Montessori e penso che sia davvero una grande pedagoga, geniale nella sua invenzione di materiali straordinari. Poi però penso se davvero mi piacerebbe che i miei figli frequentassero una scuola montessoriana, dove ogni progetto quotidiano è orientato verso questa filosofia dell’educazione.
Leggo anche molte pagine sul metodo Waldorf: trovo valido e suggestivo il modo di illustrare al bambino concetti difficili, la capacità di Rudolf Steiner di comprendere in profondità il mondo del bambino, la sensibilità incredibile che lo contraddistingue. Ci sono alcune scuole Waldorf in Italia e penso se vorrei mandarvi i miei figli.
In queste scuole però non insegna Maria Montessori e neppure Steiner. Insegnano altre persone che inevitabilmente interpretano il pensiero educativo di questi grandi pedagoghi, e lo interpretano secondo il proprio percorso e la propria sensibilità.
Leggendo, leggendo, scopro che anche se vi fossero persone che seguono meravigliosamente i dettami montessoriani e steineriani, non vorrei educare i bambini in modo così aderente ad una sola pedagogia: perché se i testi della Montessori sono stupendi per ciò che riguarda alcune aree dell’apprendimento, trovo che siano un po’ carenti in altre, dove il metodo Waldorf mi sorprende per la grande duttilità e apertura.
Certamente anch’io interpreterò queste filosofie educative secondo il mio sentire, con lacune e mancanze, mancanze che a volte rilevo quando mi relaziono con i miei figli. Ma sono appunto mancanze che emergono nella relazione familiare, nella crescita dei bambini nel loro ambiente e con i loro tempi. Mancanze che offrono un’occasione unica di crescita reciproca, troppo preziosa perché possa essere affidata nelle mani di chiunque altro.