Ricordo che la pediatra mi disse di cercare un compagno di scuola (materna) con cui solidarizzare, un alleato per mio figlio. Restai un po’ sorpresa: ma come? La scuola non dovrebbe essere il luogo della socializzazione? Perché creare gruppi, coppie, alleanze, tra l’altro costruite dai genitori che devono invitare a casa il bambino da “alleare” ? Mi sono interrogata a lungo su questo: sembra davvero una logica per nulla gradevole; cercare un “camerata” per affrontare la situazione. Plurime testimonianze che ho ascoltato raccontano di mamme che invitano a casa il più “scalmanato”, il più “tremendo” per far sì che diventi amico del proprio figlio. Mi chiedo: ma in tutto questo sotterraneo gioco di alleanze necessarie per sopravvivere ai soprusi scolastici, le maestre c’entrano? Il bambino vittima di dispetti, insulti o emarginazione non può rivolgersi alle maestre, diventa “spione” o “rompiscatole”, deve cavarsela da solo. Da solo in una condizione di totale esposizione al diritto del più forte, dato che il principio di autorità della maestra non funziona o non esiste. Alla maestra non ci si può rivolgere se un compagno ci importuna, perché non veniamo aiutati. Eccoci quindi a cercare alleanze, ingraziarci i genitori di bambini ineducati o violenti, un po’ come pagare il pizzo, o “lisciare” il boss per vivere tranquilli.