I titoli contano?

Faccio scuola a casa da quattro anni: quando incontro qualche persona nuova e parliamo di homescooling capita che mi chiedano: “Ma non prenderà il diploma?” “E l’università?”. Al di là delle modalità on line che si stanno diffondendo sempre di più, il problema non è tanto “come” arriveranno al diploma o alla laurea ma se vale davvero la pena arrivarci. Secondo me i titoli contano, nella misura in cui volete proporre un servizio ad altri. Non mi rivolgerei mai a un’insegnante che non ha un titolo adeguato, anche se ha esperienza o capacità: perché l’esperienza affina le acquisizioni teoriche ma non potrà mai sostituirle per il semplice fatto che il “gap” tra teoria e prassi non è un’invenzione contemporanea, è antico quanto l’uomo. Studiare  un problema non è la stessa cosa che risolverlo praticamente: forse chi studia non lo risolverà subito, all’istante, ma avrà gli strumenti per pensarci e per comprendere quale soluzione adottare. La soluzione sarà quindi variabile, adattabile alle circostanze, mentre chi non ha una base teorica solida difficilmente può adattare le soluzioni alle persone, perché proporrà la soluzione esperienziale senza saperne valutare la reale efficacia e fattibilità, ma procederà appunto per “esperienza”. Sembra un paradosso ma è così. Il “titolo” quindi conta ma non basta: lo studio e la formazione permanente sono necessari. Purtroppo molti ottengono il “titolo” e poi smettono del tutto di aggiornarsi, e ciò può far pensare che sia inutile arrivare a laurearsi. La prospettiva in questo caso è rovesciata. Il “titolo” è un primo passo, esperienza, capacità, sensibilità sono necessari comunque.

Pubblicità