“Nostro compito è portare nell’insegnamento la vera pienezza della vita; non si dovrebbero portare dei giochetti senza scopo. Però non mi si fraintenda: io non dico che il gioco non debba far parte dell’educazione, ma che non devono venir introdotti nella scuola giochi architettati artificiosamente a scopo didattico”.
Questo è un testo di Rudolf Steiner, scritto nel 1919. La scuola italiana è in tale stato che i giochi didattici, qualora siano introdotti da insegnanti più creativi e meno autoritari, sembrano quasi innovativi. In realtà il gioco è ben altra cosa e l’attività dev’essere appunto libera. Così come l’osservazione della natura e del vero. Sempre Steiner afferma:
“Chi porta i bambini nella natura per trovare esemplari su cui illustrare ciò che prima ha insegnato in classe, non fa una cosa giusta. Già nel bambino si dovrebbe sviluppare questa specie di sentimento: purtroppo dobbiamo smembrare la natura quando la portiamo in classe… I bambini dovrebbero sentire questo come una necessità perché per comprendere le strutture dell’uomo è necessaria la distruzione di ciò che è naturale.”
Questo passo è illuminante: la cultura non è naturale, ma è un processo di apprendimento anche difficile, a volte faticoso, per quanto sia entusiasmante e necessario all’evoluzione dell’essere umano.