L’operazione iniziale dell’aggressione del soggetto scolastico è la sua atomizzazione. La legge fondamentale, il canone supremo della scuola è l’individualismo. Nel suo sforzo di sopravvivenza l’individuo si trova a lottare completamente solo: solo nello studio (anche se studia con altri, tutto rimane affidato alle sue capacità di apprendere, ricevere, memorizzare e lo sforzo è sempre competitivo); solo nella classe durante la lezione (non può parlare con gli altri, deve subire individualmente la lezione, per incamerare e ritrasmettere tutto durante l’interrogazione); solo a maggior ragione nei compiti in classe, nell’interrogazione, nell’esame. Tutto il suo sforzo è volto a far bene individualmente, soprattutto a far meglio degli altri, a essere qualcuno.
L’isolamento e l’atomizzazione hanno la loro espressione fisica nella suddivisione delle classi (che non sono affatto collettivi di lavoro, ma celle privatamente sorvegliate dal singolo professore durante la sua ora di lezione), dei piani, dei banchi, eccetera. Egli (lo studente) intrattiene rapporti solo col diretto superiore (il bidello, il professore, il preside), che intrattengono a loro volta rapporti col suo superiore naturale (il padre, la madre), collaborando con questo nell’opera di repressione. Ogni rapporto collettivo autentico è inibito: ciascuno deve stare al suo posto, nel suo piano, nella sua classe, nel suo banco. Poiché inoltre nella classe non si compie alcun lavoro collettivo (si ascolta individualmente, si impara individualmente, si eseguono le prestazioni richieste individualmente), ogni rapporto positivo con gli altri (orizzontalmente) è impedito.
Il solo rapporto possibile è quello gerarchico (verticalmente). È evidente infatti che un soggetto passivo non può che essere in tale passività isolato. Intorno all’individuo si tesse così una trama di rapporti che ti determinare il suo comportamentoentro binari fissi e obbligatori. Oltre al fattore spazio gioca in questo senso anche il fattore tempo: la suddivisione degli orari, il suono dei campanelli, la puntualità delle entrate, i brevi minuti di intervallo, eccetera. Anche il tempo del soggetto è suddiviso e organizzato minuziosamente, in modo da far sentire che la sua esistenza non può svolgersi che entro binari fissi predeterminati. I soli a cui è consentito violare queste ferree leggi spazio-temporali, sono per privilegio di investitura, i migliori (il primo della classe può, durante l’ora di lezione, spostarsi da una classe a un’altra per svolgere qualche compito particolare, eccetera). Così separati gli individui sono pronti a essere dominati. Divide et impera. Il passo successivo è quello del lavaggio del cervello, del trattamento polverizzante della ragione.
Antonio Gibelli