“La morale infantile rischiara quella dell’uomo. Nulla quindi è più utile, per formare degli uomini, che imparare a conoscere le leggi di questa formazione.”
Jean Piaget è stato forse il più importante pedagogista del Novecento. Mi sembra qui interessante riportare alcune riflessioni sulla sua pedagogia perchè, com’è noto, Piaget osservò lo sviluppo dei suoi tre figli da cui trasse molto materiale per elaborare le proprie teorie psicopedagogiche.
Per chi pratica istruzione familiare o per chi lavora con i bambini può essere particolarmente utile conoscere i vari stadi dello sviluppo elaborati dal filosofo svizzero: questi stadi sono quattro, suddivisi secondo l’età del bambino (0-2 anni, 3-7 anni, 8-11 anni, 12-16 anni). A seconda dell’età Piaget individua diverse acquisizioni e abilità che avvengono per assimilazione e accomodamento. Conoscere quindi a quale età il bambino può avere conoscenza e coscienza del significato di un’idea astratta può aiutare il genitore nell’insegnamento ma anche nella relazione con il bambino. In particolare Piaget, studiando la complessa articolazione del mondo interiore e della maturazione psichica e cognitiva del bambino, dimostrò quali possono essere le variabili nella formazione individuale: l’ambiente, le relazioni, ma anche la struttura soggettiva influenzano lo sviluppo del singolo.
Un tema fondamentale nella pedagogia piagetiana è il tema del gioco: proprio attraverso l’osservazione del gioco dei bambini, Piaget ricavò molte problematizzazioni che vanno a costituire la sua “impalcatura” teorica.