In qualche modo abbiamo in noi stessi, come a-priori, la possibilità di esperire il tu: ma riconoscerlo e poterlo connotare con la parola fondamentale “Tu” è un percorso che necessita di una messa in discussione del soggetto. L’alterità ci costituisce nella nostra esistenza, ed è ciò che ci induce a esplorare il mondo, ma anche a creare, a rendere concreto attraverso il linguaggio, o l’istinto creativo, il “tu innato”. In epoca contemporanea, secondo Buber, l’uomo non riesce ad avere consapevolezza della fondamentale alterità che lo costituisce. Da una parte le istituzioni non producono alcuna vita pubblica; dall’altra la vita sentimentale e personale di ognuno appare disperante. Questo perché è necessario che vi siano una vera vita pubblica e una vera vita personale, un intreccio compenetrante che favorisca la vita sociale e l’espressione della vita interiore, ma ambedue non sono sufficienti affinché l’uomo si esplichi nella propria autenticità, perché l’accoglienza del Tu resta l’elemento fondamentale. Questo perché: “ogni relazione autentica con un essere o un’essenza del mondo è esclusiva. Il suo tu è sciolto, emerso, unico ed è ciò che sta di fronte. Riempie la volta del cielo, non come se non ci fosse null’altro, ma nel senso che tutto il resto vive nella sua luce”. Buber indica con “Esso” il rapporto con il mondo che prescinde dal “Tu”: infatti noi possiamo conoscere il mondo come rappresentazione, attraverso l’individuazione.
Esperire l’alterità
