C’è qualcosa di più triste della protesta in atto per riaprire le scuole in piena pandemia? C’è qualcosa di più anacronistico e stupido di questo scagliarsi contro la didattica a distanza nel momento che stiamo vivendo?
C’è davvero una confusione epocale sul ruolo della scuola e una mancanza di immaginazione spaventosa: immaginare associazioni, enti locali, cooperative, professionisti che aiutino le famiglie fornendo insegnati o educatori, babysitter, aiuti domestici a un prezzo calmierato. Molto meglio delegare alla scuola tutto quest’aspetto, con il risultato che la scuola non può farsene carico, e diventa perciò una sorta di prigione o di lavoro per i bambini. Come i genitori devono andare a lavorare così i bambini devono andare a scuola: ma i bambini non sono adulti, non devono essere obbligati a stare otto ore al giorno fuori casa perchè i genitori non hanno la possibilità di avere alternative, se non spendendo tutto lo stipendio. Inoltre a scuola si sono ammalati molti insegnati, tant’è che sono considerati una categoria tra le prime a dover esser vaccinate. Questo mi fa pensare che forse la scuola non è un luogo così sicuro. Ma siamo costretti a rischiare la salute dei docenti e dei bambini e ragazzi perché non ci sono alternative, e dovrebbero esserci invece, anche se una madre non lavora, perché ogni madre ha diritto ad essere aiutata in casa. Siamo disposti a credere che i ragazzi devono istruirsi otto ore al giorno quando in altri paesi più civili, la media è di tre, quattro ore.
La protesta dovrebbe esserci, sì, ma per uno Stato sociale degno di questo nome. Non per riaprire delle gabbie dove rinchiudere i bambini in tempo di pandemia: e per giunta argomentando che è per il loro bene.