L’istruzione è un tentativo di controllare ciò che già avviene spontaneamente attraverso la cultura: essa è cultura sottoposta a restrizioni. Tolstoj arrivò a queste conclusioni durante una visita a Marsiglia. In quella occasione visitò ogni scuola frequentata dai figli di operai ed ebbe lunghe conversazioni con insegnanti e allievi dentro e fuori la scuola. Il che gli rese evidente come l’apprendimento fosse basato sulla ripetizione meccanica, del tipo che si dava per scontato a quei tempi. Inoltre scoprì che gli studenti non erano capaci di leggere nessun altro libro se non quelli che studiavano a scuola e che sei anni di scuola non li avevano neppure messi nelle condizioni di scrivere una frase senza commettere errori. Per questo motivo si convinse che le scuole di Marsiglia fossero particolarmente mediocri. Da questa esperienza Tolstoj trasse una conclusione molto significativa: se qualcuno dovesse visitare tutte quelle strutture senza prima aver incontrato le persone in strada, nei negozi, nei bar e nelle case tutt’intorno, che opinione si farebbe di una nazione istruita in questo modo? Certamente ne trarrebbe l’opinione che si tratta di una nazione ignorante, rozza, ipocrita, piena di pregiudizi e persino selvaggia. Ma basta entrare in un qualche tipo di relazione o solo chiacchierare con un uomo comune per convincersi che la Francia è al contrario, ciò che essa stessa ritiene di essere: intelligente, perspicace, affabile, libera dai pregiudizi e davvero civilizzata.
Da L’educazione incidentale di Colin Ward
(Brano citato in Per una pedagogia dell’alterità, Arte, natura, condivisione, 2020)