Intervista
Acasadascuola, un progetto di istruzione familiare
Qualche domanda a Marica Costigliolo, referente del progetto sull’istruzione familiare “acasadascuola”.
Come hai cominciato l’homeschooling?
“Ho iniziato per caso, non sapevo della possibilità di fare istruzione familiare e onestamente credevo nella scuola pubblica come luogo di condivisione e di crescita, anche se con molte problematiche. Poi per via di alcune esperienze sia professionali sia personali ho cambiato il mio punto di vista e ho deciso di iniziare questo percorso nel 2014.”
Com’è il panorama dell’homeschooling in Italia?
“Il primo sito in italiano che ho letto quando ho iniziato è stato il sito di Erika Di Martino, mamma homeschooler che ha fondato un blog/forum a pagamento dove gli interessati possono iscriversi e scambiare idee, organizzare eventi per conoscersi o altro. Poi è stato importante conoscere una mamma homeschooler con cui ho condiviso un anno di quest’esperienza. In rete ho letto alcuni blog in italiano sull’homeschooling, ma soprattutto molti blog e siti in lingua inglese. Da circa due anni alcuni genitori hanno fondato l’associazione LAIF, associazione di istruzione familiare: propongono incontri e organizzano eventi per genitori interessati all’homeschooling.”
Perché hai deciso di scrivere il blog “Acasadascuola”?
“Quando ho comunicato la decisione di praticare istruzione familiare ci sono state non poche perplessità tra familiari e amici. Ho deciso così di tenere aggiornate le persone a me care su ciò che facciamo. Negli anni ho poi scoperto di avere molte
risorse, che sono rimaste un po’ sopite: non mi sono mai sentita nè maestra, nè didatta, e faccio molta fatica a considerarmi un’insegnante anche quando lavoro come formatore o mi capita di essere in aula come docente. L’insegnamento è sempre una condivisione di saperi e di pratiche. Sono così partita dal mio lavoro con la musica e con l’espressione artistica per capire come iniziare “la scuola a casa” – non facciamo scuola a casa, con orari e programmi, ma è un’espressione che uso di frequente per descrivere la nostra quotidianità perché è la più comprensibile e immediata-; in questo senso tutti gli studi che ho affrontato negli anni, le mie esperienze di lavoro e di volontariato con i bambini, sono stati fondamentali.”
I corsi, i materiali, le consulenze che proponi sono quindi nati da questa consapevolezza?
“In un certo senso sì: per lavoro offro consulenze sulle artiterapie, sulla formazione per istituzioni e aziende, sulla conduzione dei gruppi ecc; mi sono trovata un po’ disorientata quando ho iniziato con l’homeschooling, come è normale. Per questo, vedendo che consolidavo le mie conoscenze pregresse e le arricchivo ho pensato di offrire ciò che sapevo, componevo, scoprivo, mettendo insieme i vari ambiti di tutto il mio percorso.”
Nel tuo blog non parli mai direttamente dei tuoi figli, non ci sono foto dei loro visi o mentre stanno facendo qualcosa, perché?
“Credo che la rete sia una risorsa enorme, ma i bambini non devono parteciparvi come possiamo fare noi adulti. Un bambino di 7 o 10 anni può essere felice di apparire in un blog, ma forse qualche anno dopo potrebbe cambiare idea e voler togliere le informazioni ormai condivise con centinaia o migliaia di persone. Credo che i bambini debbano essere rispettati, non penso sia corretto pubblicare delle loro foto per di più con nome o altre informazioni.”
Consiglieresti l’istruzione familiare?
“Ti risponderei no e sì: no perché è una scelta personale, dipende da molti fattori e non mi sentirei di poter consigliare su questo. Sì perché è sicuramente un’esperienza unica, da cui si impara molto su di noi e sui nostri figli.”
Che cos’è il progetto acasadascuola?
“Svolgo il mio lavoro con la collaborazione di alcuni professionisti con cui ho fondato l’associazione “La prima radice”: negli anni alcuni soci hanno mostrato sempre più interesse verso quest’esperienza e insieme svolgiamo ricerca e divulgazione sulla pedagogia libertaria e l’istruzione familiare.”
Che cosa avete fatto finora?
“Abbiamo organizzato due incontri sull’istruzione familiare e partecipato a un convegno internazionale di Pedagogia con il nostro progetto incentrato sul tema dell’educazione in natura.”
Che cosa pensi della scuola?
“Penso che ci siano tante cose da cambiare: siamo in emergenza educativa, mi sembra evidente semplicemente leggendo i quotidiani. Le notizie su violenze perpetuate sui bambini all’interno della scuola sono moltissime. Credo sia un sintomo da considerare molto seriamente.”
Come socializzano i bambini homeschooler?
“Il problema della socializzazione esiste sia dentro la scuola sia fuori dalla scuola. Del resto “socializzare” significa entrare in relazione con gli altri in un dato contesto sociale. I bambini homeschooler vivono nella stessa società dei bambini scolarizzati e il problema è che questa società non è certamente a misura di bambino. Ci sono dei progressi, la sensibilità verso l’infanzia sta aumentando. Nel 1998 ho iniziato a proporre laboratori di propedeutica musicale per bambini ed era una novità, ora pullulano i laboratori creativi di ogni genere, a dimostrazione che l’attenzione verso i bambini sta crescendo. Però i bambini non possono uscire da soli perché ci sono troppi pericoli, le aree di gioco sono poche e male organizzate, i luoghi per “socializzare” fuori dalla scuola sono pochissimi. Bisogna ripensare le città, le scuole, le istituzioni perché diventino vivibili per i bambini. Prima che succeda, se succederà, ci vorranno moltissimi anni.”
Che ne pensi delle pedagogie montessoriana e steineriana?
“Sono validi approcci alla didattica. Mettere in pratica alcuni elementi di queste pedagogie a casa non è difficile e può essere d’aiuto. Montessori e Steiner erano studiosi di grande profondità, che hanno elaborato pedagogie che ancora oggi contengono miriadi di spunti e di riflessioni fondamentali per chi studia pedagogia o per chi lavora con l’infanzia. Penso però che l’idealizzazione di queste pedagogie, per cui talvolta vengono presentate come panacee di tutti i mali, sia solo un altro segnale della profonda crisi della pedagogia contemporanea. Montessori era un medico, ma viene definita anche filosofa, Steiner era invece prettamente un filosofo: questo ci dice che la preparazione di educatori che seguono queste pedagogie non dovrebbe prescindere da una solida preparazione filosofica, oltre che pedagogica. Credo che questa preparazione sia rara e comunque non sufficiente. L’educatore o l’insegnante dovrebbe avere una buona conoscenza di tantissimi aspetti della realtà, avere molta sensibilità e capacità empatica, e soprattutto una elevata consapevolezza dei propri limiti e delle proprie risorse: insomma è un “mestiere” difficile e molto impegnativo che richiede una lunga esperienza e una grande preparazione”.
Che ne pensi delle scuole parentali?
“Penso che siano una buona idea, se hai la possibilità di avere uno spazio adeguato e conosci qualche famiglia interessata, perché no? Può essere un bel progetto. Il problema è che alcune di queste scuole sembrano aperte a tutti. In realtà non è così, ovviamente, perché sono scuole parentali, private, organizzate da genitori che spesso insegnano ai propri figli e ai figli degli amici e sono questi genitori che decidono chi può entrare o chi no. Non credo sia difficile immaginare che se un bambino entra in un gruppo “chiuso”, in cui le persone già si conoscono e hanno progettato insieme un percorso, avrà difficoltà di inserimento.”
La maternità oggi come viene considerata?
“Ci sono anche in quest’ambito alcuni cambiamenti. La gravidanza e la maternità non sono più viste come tappe obbligate per una donna.Tuttavia, anche in questo caso, bisogna tenere presente la società in cui viviamo: nel lavoro la donna non viene aiutata, anzi, molto di frequente le donne in gravidanza sono demansionate o addirittura licenziate. Al di fuori di nonni, parenti, amici non ci sono figure istituzionali, babysitter o aiuto nelle faccende come ad esempio in Francia, che aiutino la famiglia e la donna, ci sono pochissimi luoghi di incontro o di condivisione, soprattutto se gratuiti. La strada da fare è ancora lunga.”
Nel tuo blog affermi spesso che l’arte e la musica sono fondamentali per la crescita dei bambini…
“Sì, lo credo fermamente. Ho letto molta bibliografia al riguardo, ma soprattutto è una convinzione che ho maturato osservando ciò che sono state la musica e l’arte per me, e riflettendo sul mio lavoro nelle artiterapie.”
Secondo te viaggiare è importante per i bambini?
“Viaggiare è importante per tutti, anche per i bambini. Ma credo che sia altrettanto importante amare la lettura e costruire una quotidianità in cui stare bene”.
Che progetti hai per il futuro riguardo all’homeschooling?
“Continueremo con l’istruzione familiare; con l’associazione culturale “la prima radice” organizzeremo altri incontri e andremo avanti con la nostra ricerca pedagogica. In particolare l’ambito che ci interessa è la pedagogia artistica e musicale, su cui lavoriamo da molti anni. Un altro ambito, più recente, di cui ci occupiamo da circa due anni è l’educazione nella natura: in questo numero trovate il poster che abbiamo presentato nel 2018 al convegno internazionale di pedagogia presso l’università di Bolzano.”
Che consiglio daresti ai genitori?
“Nessun consiglio, solo un pensiero di vicinanza in questo cammino che dura una vita.”
Intervista a cura di Stefania Isabella, educatrice, laureanda in Scienze dell’educazione e operatore pet-therapy.
Intervista apparsa su FILART, rivista on line, ISSN 2532-5221