Pedagogia libertaria

Vari autori del Novecento si sono posti in modo molto critico verso la scuola. Sotto il cappello “pedagogia libertaria” possiamo mettere molte pedagogie, comprese quella montessoriana o degli oppressi: qui ho scelto alcuni pensatori che si caratterizzano per un approccio critico verso le istituzioni educative e sociali.

Scolarizzazione vs educazione:

Joel Spring: “Bisogna infine tenere presente la distinzione tra scolarizzazione ed educazione. La prima rappresenta un metodo pianificato di socializzazione preposto a formare lavoratori e cittadini obbedienti attraverso un sistema di controlli istituzionali. La seconda invece si propone di acquisire una conoscenza e una capacità grazie alle quali è possibile trasformare la realtà e sviluppare al massimo l’autonomia individuale. Ed è solo questa, quindi, che può diventar un mezzo di emancipazione individuale”.

Relazioni educative:

Joel Spring “Bambini e bambine, adolescenti e giovani sono diventati dei veri e propri progetti per il complesso mondo adulto che li circonda. Ciò che conta non è tanto stimolare una relazione educativa che permetta e inciti i vari soggetti a essere ciò che sono e a diventare ciò che desiderano, quanto collocare il trofeo giusto nella bacheca giusta e barrare la casella opportuna per essere degni membri di questa società.

Un elevato narcisismo ha imposto una trasformazione quasi genetica del nostro essere rendendoci, attraverso la seduzione che la logica del consumo esercita, esistenze che cercano di consolidarsi con sguardi continui e rassicuranti, ma soprattutto riflettenti in uno specchio che ci impedisce di vedere gli altri. I nostri piccoli sono ormai divenuti una sorta di api operaie, eccellenti nel procedere secondo le regole del sistema, incapaci di una scintilla di originalità. Ciò che conta in realtà è sempre quello che vogliono gli adulti, i quali alternano comportamenti, peraltro speculari, che oscillano tra autoritarismo e permissivismo, esercitando il proprio ruolo di padri amiconi e madri giovanili, nella convinzione di poter così penetrare più efficacemente nelle coscienze infantili. “.

Sulla scuola come istituzione repressiva

Michel Foucault “Il controllo degli individui, questa specie di controllo penale punitivo degli individui a livello delle loro potenzialità, non può essere effettuato dalla giustizia stessa, ma da una serie di altri poteri collaterali, al margine della giustizia, come la polizia per la sorveglianza, le istituzioni psicologiche, mediche, pedagogiche per la correzione…

Accanto all’istituzione giudiziaria si sviluppa una gigantesca serie di istituzioni che vanno a inquadrare gli individui per tutto il corso del la loro esistenza: istituzioni pedagogiche come scuola, psicologiche come l’ospedale…. di cui la funzione è correggere le potenzialità dell’individuo”.

Critica sociale:

Herbert Marcuse “In difesa della vita: l’espressione ha un significato esplosivo nella società opulenta. Essa comporta la protesta contro le guerre  e i massacri del neocolonialismo, il rifiuto delle cartoline precetto a rischio della prigione, la lotta per i diritti civili, ma anche il rifiuto di parlare il linguaggio privo di vita dell’opulenza, di indossare vestiti puliti, di godere degli accessori dell’opulenza, di sottoporsi al sistema educativo creato per l’opulenza”.

“…Una progressiva riduzione del lavoro sembra inevitabile e in vista di questa eventualità, il sistema deve provvedere a creare occupazioni senza lavoro; esso deve sviluppare bisogni che trascendono e possono persino essere incompatibili con l’economia di mercato.
La società si va preparando a fronteggiare a modo suo, questa evenienza con l’organizzare “il desiderio di bellezza e la brama di socialità”, la ripresa del “contatto con la natura”, l’ “arricchimento della mente”, e gli onori resi alla “creatività fine a se stessa”. Il suono falso di queste affermazioni sta a indicare che, all’interno del sistema, queste aspirazioni vengono trasformate in attività culturali organizzate, sotto il patronato del governo, e delle grandi industrie, rappresentando solamente un’estensione del loro potere nell’animo delle masse. Certo, è quasi impossibile riconoscere nelle aspirazioni così formulate quelle dell’Eros e il suo bisogno di autonoma trasformazione dell’ambiente repressivo e di un’esistenza repressa e reprimente”.

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